Il mondo delle telecomunicazioni italiane è in pieno fermento, quasi una partita a Monopoli con pedine che valgono miliardi. L'ultima mossa da capogiro? Swisscom, già mamma di Fastweb, si è pappata Vodafone Italia per la modica cifra di 8 miliardi di euro. Di questo ne avevamo già parlato qualche settimana fa, mentre la notizia è di inizio 2025.
Il risultato è un nuovo colosso, Fastweb + Vodafone , destinato a ridisegnare gli equilibri del mercato. Ma al di là dei comunicati stampa trionfali e delle strette di mano tra CEO , cosa significa tutto questo per i milioni di clienti Fastweb Mobile? Semplice: si cambia aria. O meglio, si cambia rete.
Dal 25 aprile 2025, infatti, è iniziata la grande migrazione: le SIM Fastweb abbandoneranno progressivamente le reti a cui si appoggiavano finora (principalmente WindTre, ma anche TIM in alcuni casi) per traslocare armi e bagagli sulla rete mobile di Vodafone. Un cambiamento epocale, presentato come un passo verso "un servizio sempre più performante". Ma sarà davvero così indolore e vantaggioso come ci viene raccontato? Andiamo a scavare un po' più a fondo.
La Grande Migrazione: addio WindTre/Tim e benvenuta Vodafone
Il motivo di questo cambio di casacca è figlio diretto dell'acquisizione, ne avevamo sempre parlato nell'articolo citato in precedenza: Swisscom/Fastweb ora possiede l'infrastruttura mobile di Vodafone Italia e, com'è logico, vuole usarla per i propri clienti, eliminando i costi degli accordi da operatore virtuale (MVNO) con altri. L'obiettivo è chiaro: diventare un operatore convergente leader, sfruttando la fibra di Fastweb e il mobile (ex) Vodafone.
La data cerchiata in rosso è il 25 aprile 2025, giorno d'inizio di questa transizione che coinvolgerà, un po' alla volta, tutti i clienti Fastweb Mobile. La buona notizia, su cui Fastweb insiste molto, è che non servirà cambiare la SIM fisica. Il passaggio dovrebbe avvenire in automatico, senza costi aggiuntivi né, si spera, interruzioni del servizio. Gli utenti verranno informati per tempo sul momento esatto della migrazione, ma in teoria non dovranno fare nulla se non aspettare che il loro smartphone si agganci alla nuova rete.
Questo segna la fine dell'era in cui le SIM Fastweb si appoggiavano principalmente a WindTre (soprattutto per le attivazioni più recenti e con device 5G) o, in alcuni casi, a TIM. Ora, la rete di riferimento diventerà unica: quella di Vodafone. Ricordiamo, a tal proposito, che proprio Fasteweb stava sviluppando la rete in 5G con WindTre, da comprendere in tutto ciò che fine farà la propria quota in questa joint venture.
Cosa cambia (e cosa no) sotto il cofano
Fastweb e Vodafone si affrettano a rassicurare: i contratti sottoscritti, incluse le condizioni economiche, non subiranno modifiche automatiche a causa di questo passaggio. Anche la qualità dei servizi e le modalità di assistenza dovrebbero restare invariate, accessibili tramite i soliti canali (app MyFastweb, sito, servizio clienti). Certo, si specifica che eventuali modifiche future saranno comunicate "in modo tempestivo e trasparente", una formula che, alla luce delle recenti "rimodulazioni" (leggi: aumenti) applicate da Fastweb, suona un po' come un "per ora tutto bene, ma non si sa mai".
Le novità tecniche potrebbero riservare qualche sorpresa
Addio 3G (qualcuno ancora naviga in 3G?), benvenuto VoLTE, infatti con il passaggio a Vodafone, si avrà accesso alle reti 4G e 5G. Sparisce però completamente la rete 3G, che Vodafone ha dismesso da tempo. Questo rende fondamentale la tecnologia VoLTE (Voice over LTE), che permette di chiamare sfruttando la rete 4G senza dover "scendere" sul 2G, garantendo una qualità audio migliore e la possibilità di navigare durante la chiamata.
Se hai un telefono recente (e compatibile) nessun problema, infatti se il tuo smartphone 4G o 5G supporta il VoLTE sulla rete Fastweb (generalmente i modelli dei principali brand lanciati dal 2023 in poi lo fanno ), la migrazione dovrebbe essere indolore. Ma se hai un 4G senza VoLTE iniziano i "ma", infatti il tuo telefono continuerà a navigare in 4G, ma per chiamare e mandare SMS dovrà appoggiarsi alla rete 2G. La conseguenza? Non potrai più navigare su internet mentre sei al telefono. Un piccolo passo indietro per chi era abituato a farlo. Detto che se hai ancora un device del genere forse è arrivata l'ora di cambiarlo.
E se invece vivi nella preistoria e hai ancora un telefono 2G/3G preparati a un'esperienza da modem 56k. Potrai ancora telefonare e mandare SMS grazie alla rete 2G, ma la navigazione internet diventerà un miraggio o un esercizio di pazienza infinita. Vodafone ha spento il 3G, quindi la velocità di navigazione sarà drasticamente ridotta rispetto a prima; se non si fosse ancora capito è un chiaro invito, nemmeno troppo velato, a considerare un upgrade del dispositivo.
Fastweb è stata tra i pionieri in Italia a lanciare il Wi-Fi Calling, un servizio apprezzato che permette di chiamare tramite rete Wi-Fi anche dove la copertura mobile è scarsa o assente. Peccato che Vodafone, la rete ospitante, questo servizio non lo offra. Che fine farà il VoWiFi di Fastweb? Le comunicazioni ufficiali glissano sull'argomento. Voci di corridoio e discussioni online suggeriscono che, mantenendo Fastweb la propria infrastruttura "core", il servizio potrebbe continuare a funzionare anche appoggiandosi alla rete di accesso Vodafone. Tuttavia, non ci sono conferme ufficiali e la lista di smartphone compatibili con il VoWiFi Fastweb era già piuttosto limitata. Perderemo questa funzionalità? È una domanda da un milione di euro (o forse da 8 miliardi, visto il contesto).
Se tutte queste novità non ti convincono, o se semplicemente non gradisci il cambio di rete imposto, hai il diritto di recedere dal contratto o passare ad altro operatore senza penali né costi di disattivazione. Puoi farlo tramite l'area clienti MyFastweb, contattando il servizio clienti al 192 193 o recandoti in un negozio Fastweb, con un preavviso di almeno 30 giorni. Ma al giorno d'oggi, con le condizioni contrattuali in vigore, il cambio operatore dovrebbe essere possibile a prescindere dal diritto a recesso per modifica unilaterale.
A conti fatti si migliora o si peggiora?
La domanda sorge spontanea: passare da una rete che si basava su WindTre/Tim a quella di Vodafone è un passo avanti o indietro in termini di prestazioni? Dare una risposta unica è impossibile, perché la qualità della rete dipende moltissimo dalla zona specifica. Tuttavia, i dati aggregati forniti da società di analisi indipendenti come Opensignal, Ookla e Altroconsumo possono darci un'idea.
Storicamente, Vodafone ha spesso primeggiato nei test per l'affidabilità complessiva della rete, la stabilità delle connessioni e le velocità medie generali in download e upload. D'altro canto, WindTre si è distinta per una maggiore disponibilità della rete 5G, ovvero la percentuale di tempo in cui gli utenti con dispositivi compatibili sono effettivamente connessi al 5G. Anche Fastweb stessa, sfruttando le reti partner, ha talvolta ottenuto ottimi risultati nei test di velocità pura.
Ecco una sintesi basata su recenti report (i vincitori possono variare leggermente tra i diversi report e periodi):
Indicatore di performance | Rete Vodafone | Rete WindTre/Fastweb |
---|---|---|
Velocità Download | Spesso 1° o 2° | Spesso 2° o 3° (Fastweb a volte 1°) |
Velocità Upload | Spesso 1° | Spesso 2° o 3° |
Disponibilità 5G | Buona ma spesso dietro a WindTre | Spesso 1° |
Esperienza Copertura 5G | Buona | Spesso 1° |
Affidabilità / Consistenza | Spesso 1° | Generalmente inferiore a Vodafone |
Latenza (Ping) | Buona (spesso 2°) | Generalmente superiore a Vodafone |
Cosa significa? Che, in media, la rete Vodafone offre prestazioni solide e affidabili. Tuttavia, chi si trovava in una zona con ottima copertura 5G WindTre potrebbe notare una differenza nella disponibilità della rete di ultima generazione. Come sempre, l'esperienza personale farà la differenza, e non mancano utenti che segnalano prestazioni migliori con WindTre rispetto a Vodafone nella loro area specifica. Il passaggio a Vodafone è quindi una scommessa: sulla carta le potenzialità ci sono, ma la vittoria non è garantita per tutti.
Il terremoto nel mercato TLC: conseguenze di un matrimonio miliardario
Questa migrazione non è un evento isolato, ma un tassello fondamentale nella più ampia operazione di consolidamento del mercato italiano delle telecomunicazioni. La nascita di Fastweb + Vodafone crea un operatore di dimensioni enormi: potenzialmente il primo per numero di clienti mobili (considerando le SIM "human", ovvero escludendo quelle M2M) e il secondo nel mercato della banda larga fissa, tallonando TIM. Nella sola fibra FTTH, la nuova entità potrebbe addirittura diventare leader.
Questo scenario ridisegna la mappa competitiva, infatti il mercato sembra destinato a polarizzarsi attorno a tre grandi gruppi: Fastweb + Vodafone, TIM (che ha visto cambiare gli assetti) e WindTre. Iliad, che aveva tentato per ben due volte di acquisire Vodafone Italia, si ritrova a competere con un gigante ancora più grande e dovrà probabilmente ricalibrare le proprie strategie (si parla di fusione con la stessa TIM). Non a caso, durante l'istruttoria dell'Antitrust, diversi competitor avevano espresso preoccupazioni per l'impatto dell'operazione sulla concorrenza, anche se alla fine l'autorità ha dato il via libera, pur dopo un'indagine approfondita e possibili rimedi in mercati specifici come l'accesso wholesale fisso e la pubblica amministrazione. Le preoccupazioni maggiori riguardavano proprio il mercato fisso, dove la combinazione delle forze avrebbe potuto creare ostacoli significativi alla concorrenza, timori poi apparentemente superati con l'accettazione di specifici impegni da parte di Swisscom. Sul fronte mobile, invece, l'AGCM non ha ravvisato particolari criticità.
La domanda che tutti si pongono è se questa concentrazione farà bene o male alle tasche dei consumatori. Le aziende parlano di "sinergie" per circa 600 milioni di euro all'anno, che potrebbero tradursi in investimenti e tariffe stabili. Tuttavia, la storia insegna che meno concorrenti spesso significa meno incentivi a tenere i prezzi bassi. Il rischio concreto è che, passata la fase iniziale di "luna di miele", i prezzi inizino a salire. Saranno i consumatori a pagare il conto di questa mega-fusione?
Cosa ci riserva il futuro di Fastweb + Vodafone?
Il matrimonio è stato celebrato, ma l'integrazione richiederà tempo e pazienza. La roadmap delineata prevede diversi step:
- 2025: I marchi Fastweb, Vodafone e ho.Mobile restano separati, ognuno con le proprie offerte (anche se abbiamo già visto, negli ultimi mesi, una convergenza sul piano economico). Sempre quest'anno inizia e prosegue la migrazione delle SIM Fastweb su rete Vodafone.
- 2026: la migrazione delle SIM dovrebbe completarsi. Potrebbero arrivare le prime offerte convergenti (fibra + mobile + altri servizi). L'azienda punta ad avere un'unica entità legale e un'organizzazione integrata.
- 2027: la trasformazione dovrebbe entrare a regime, con una strategia commerciale unificata e un'unica rete di vendita. L'obiettivo è operare come un solo organismo.
- Oltre: Il marchio Vodafone potrà essere utilizzato in licenza per un massimo di 5 anni dal closing dell'operazione, quindi potenzialmente fino al 2029 circa. Gli analisti sottolineano che l'integrazione completa sarà complessa e richiederà anni, anche a causa di accordi preesistenti, come quello decennale tra Fastweb e WindTre (ne abbiamo parlato poco fa, in merito alla rete sviluppata congiuntamente) che scade nel 2029.
La visione è quella di creare uno "one-stop shop" capace di offrire non solo connettività fissa e mobile, ma anche servizi aggiuntivi come energia, assicurazioni cyber e pagamenti smart. Sul fronte infrastrutturale, l'obiettivo dichiarato è ambizioso: raggiungere il 90% della popolazione con il 5G e la fibra ottica entro il 2030.
Il CEO Walter Renna punta a fare di Fastweb + Vodafone "la prima scelta per tutti i segmenti di mercato" ma la strada è lunga e irta di ostacoli. L'integrazione di due culture aziendali, sistemi IT e reti complesse è una sfida enorme. Riuscirà il nuovo gigante a mantenere le promesse di innovazione e valore per i clienti, o finirà per adagiarsi sugli allori della sua posizione dominante, lasciando che siano gli azionisti svizzeri a beneficiare maggiormente delle sinergie?