Storia della Fibra in Italia

Fibra in Italia, la storia della rete Internet

Pubblicato il 09 marzo 2025

Questa guida non può che iniziare come una favola: c'era una volta un'azienda statale che aveva sviluppato la rete telefonica, portava il nome di SIP (Società Italiana per l'Esercizio delle Telecomunicazioni). Questa azienda portò tale nome fino al 1994, quando a seguito di un merge azionario con altre aziende del settore, si trasformò in Telecom.

Nel 1997 la grande trasformazione, con Telecom che esce dal perimetro dello Stato per diventare privata, nel mentre arrivava la tecnologia del mobile e la grande trasformazione della fonia in Italia, con i cellulari, su rete TAX e GSM che diventavano sempre più comuni.

Negli anni '90 tale azienda visse varie trasformazioni, con la nascita di Telecom Italia Mobile (TIM) e Telecom Italia Media. Società riunite definitivamente sotto il cappetto TIM nel 2005.

Fin qui la storia, molto sommaria, della SIP che si trasformò in TIM, ma per quanto riguarda la rete?

La rete Internet in Italia

Al di là di qualche sperimentazione sviluppatasi tra gli anni '70 e '90, tra le quali si annovera la rete in Fibra che coprì Torino già dagli anni '70 (prima linea in Fibra Ottica posata a Torino il 15 settembre del 1977) e la rete in fibra che venne sviluppata a Pisa, la rete Internet in Italia si allargò a macchia d'olio da metà degli anni '90, con l'arrivo del Web. Per tale sviluppo si utilizzò proprio la rete in rame creata dalla SIP e manutenuta da Telecom. Le prime tecnologie un po' più diffuse riguardavano il 56K, l'ISDN e infine l'ADSL.

Telecom si rese ben presto conto come la "vecchia" rete in rame fosse limitante e da inizi anni 2000 iniziò a sostituire la dorsale principale (da nord a sud) in Fibra Ottica. Tecnologia innovativa (anche se sperimentata più di 20 anni prima), che rispetto al rame permetteva un miglior segnale, velocità maggiori e meno bisogno di manutenzione.

Negli anni dalla dorsale si iniziarono a collegare le varie cabine e infine gli armadi in strada, processo che durò più di 15 anni e che ancora oggi, all'alba del 2025, non è completo al 100%.

Grazie a questi nuovi collegamenti si potè velocizzare Internet su ADSL e, contemporaneamente, a partire dai grandi centri urbani, collegare gli immobili alle cabine in strada mediante l'ultimo miglio in rame (sempre la vecchia rete) e questi, tra di loro e con le centrali, mediante fibra. Siamo a metà degli anni 2000 ed era nata quella che oggi conosciamo come FTTC. Dai principali centri urbani, come già detto, si allargò tale rete su tutta Italia, con lavori decennali.

Fibra fino in casa, il ruolo di Fastweb

Mentre Telecom puntava all'ultimo miglio in rame, cercando di portare Internet ovunque, ci fu un'azienda che rivoluzionò la rete: Fastweb. Infatti, a differenza dell'ex monopolista, la società, nata a Milano nel 1999, si pone come obiettivo il collegamento degli immobili direttamente in Fibra Ottica. La nuova società non ha vecchie strutture da mantenere e, libera da qualsiasi manutenzione, può puntare forte sul futuro.

Si parte proprio da Milano, cercando di collegare quanti più immobili possibili con tutta la rete direttamente in Fibra. Eccoci a quella che oggi conosciamo come FTTH, un'impresa titanica quella intrapresa dall'operatore, che tuttavia rivoluzione Internet. Grazie anche a un'attenta operazione di Marketing, tutta Italia aspetta l'arrivo di Fastweb per poter navigare al massimo della velocità (che allora era molto più bassa rispetto a quella conosciuta oggi).

Da Milano Fastweb si allarga molto velocemente e in pochi anni riesce a coprire le principali aree più popolate d'Italia. Negli anni 2000 abbiamo quindi la ex monopolista Telecom (divenuta poi TIM) che collega l'infrastruttura primaria in fibra e lascia l'ultimo miglio in rame e Fastweb che crea tutto ex novo e collega direttamente in Fibra gli immobili.

Lo sviluppo della nuova rete è mastodontico e l'azienda ha bisogno di molti aiuti, come per esempio quello di Omnitel Vodafone, che sigla un accordo d'uso della rete per 15 anni. La Pubblica Amministrazione si rende conto dell'innovazione e firma un accordo con Fastweb nel 2007, per collegare tutte le infrastrutture governative direttamente in Fibra.

Un successo che dà man mano nuova linfa a Fastweb, che reinveste per continuare ad aumentare i chilometri di Fibra in Italia.

Sono anni concitati e ricchi di innovazione, con evoluzioni continue, sia dal punto di vista tecnologico che societario: nel 2007 la svizzera Swisscom nota l'azienda italiana e decide di lanciare un'OPA (un'operazione di acquisto pubblica) sulla società, acquisendone il controllo e l'80% delle azioni (il restante 20% arrivò in mano a Swisscom nel 2011).

Nel mentre il mobile galoppa velocemente, anche grazie alla nascita (nel 2007) dell'iPhone, che rivoluzione (sarebbe più corretto dire "crea") a sua volta il mercato degli smartphone; Fastweb rallenta sulla Fibra, che nel mentre aveva raggiunto una copertura capillare in tutta Italia, per dedicarsi al mobile con la nuova nata Fastweb Mobile.

La rete FTTH di TIM

Intanto TIM, dopo aver coperto larga parte dell'Italia con l'FTTC, decide di competere con Fastweb e dalla seconda metà degli anni 2000 entra nella rete FTTH, iniziando a collegare gli immobili direttamente in Fibra Ottica. L'ex monopolista è decisamente in ritardo sulla fibra FTTH, ma è ben più avanti sull'FTTC, con larghissime aree d'Italia che, non coperte da Fastweb, devono ringraziare proprio TIM se sono connesse in Fibra.

Per anni quella di TIM e di Fastweb è una strada parallela, con sviluppi in concorrenza e una gara a raggiungere aree ancora non coperte. Negli anni 10 del ventunesimo secolo TIM e Fastweb iniziano a collaborare e mettono da parte la "guerra", anche su spinta dello Stato Italiano, che finanzia lo sviluppo di aree remote, ognuna di esse si concentra su determinate aree evitando una duplicazione che, a un certo punto, stava diventando quasi stucchevole. Nel 2016 nasce Flash Fiber, una Joint Venture controllata all'80% da Telecom e al 20% da Fastweb.

Questa collaborazione diventa qualcosa di più nel 2021 quando le due aziende decidono di cedere la propria rete in un'unica società controllata da entrambe: FiberCop, la quale aggrega anche la rete secondaria di TIM. Ma questa è un'altra storia di cui parleremo a breve; nel mentre, nel dicembre del 2015, alla concorrenza si aggiunge un nuovo player, cioè OpenFiber controllato al 100% da ENEL.

La nascita di OpenFiber

Siamo a dicembre del 2015 e TIM sta recuperando connettività in FTTH, coprendo sempre più larghe aree d'Italia ma in modo rilassato, Fastweb invece arranca e l'espansione perde slancio. Sia TIM che Fastweb guardano al Mobile con sempre più interesse e la rete fissa pare essere relegata al passato. Come abbiamo già visto (e come parleremo più ampiamente tra un po', da questa "stanchezza" di Fastweb e TIM nasce Flash Fiber). Questa tendenza vede l'Italia sprofondare nelle classifiche delle aree a maggior Digital Divide, con ampie zone in cui manca ancora la Fibra.

La Comunità Europea da qualche anno ha già analizzato il mercato, dividendo le aree in:

  • Nera: presenza di più operatori che operano
  • Grigia: presenza di un solo operatore
  • Bianca: nessun operatore presente

Si crea quindi uno spazio, nel quale si inserisce ENEL che lancia OpenFiber. Pochi mesi dopo la stessa OpenFiber vede un aumento di capitale di Cassa Depositi e Prestiti che acquisisce il 50% del capitale. Tale investimento è utile per acquisire Metroweb, piccola società che negli anni ha cablato ampie aree di Milano.

In pochi anni OpenFiber arriva a cablare ampie aree del territorio nazionale e rilancia la competizione a TIM e Fastweb.

Da FastWeb e TIM ai fondi guidati da KKR

Nonostante forti incentivi statali ed europei per poter cablare quanto più territorio possibile, dopo aver già coperto le aree più urbanizzate, i costi sono notevoli. In alcuni casi si abbandona l'idea di cablare in Fibra e si passa all'FWA (cablare fino in centrale e poi diffondere l'ultimo miglio attraverso WiFi).

Nel 2016, come abbiamo già detto, Fastweb e TIM uniscono le forze sulla rete primaria e costituiscono Flash Fiber, ma la svolta arriva nel 2021, precisamente l'1 aprile, nel momento in cui i due operatori più attivi fino a quel momento decidono di trasformare Flash Fiber, unire la rete secondaria di TIM e farla diventare FiberCop.

Da quel momento Fastweb è un semplice azionista di minoranza in un'azienda decisamente ingombrante, nella quale entra anche il fondo americano KKR; l'asse azionario vede TIM al 58%, KKR al 37,5% e Fastweb al 4,5%.

TIM naviga però in brutte acque, con un indebitamento finanziario decisamente elevato e, a causa dell'aumento dei tassi di interesse decisi dalla BCE, l'operatore va in difficoltà. L'ex monopolista decide quindi di dividere l'azienda in due:

  1. ServiceCo, azienda che si occupa di commerciale offerte e connettività
  2. NetCo, azienda che si occupa di tutta l'infrastruttura di reti

Con l'intenzione di cedere la rete al miglior offerente. Alla porta di TIM bussano in tanti, ma l'offerta più convincente è quella di KKR, che già è azionista di NetCo in funzione della precedente quota azionaria in FiberCop. KKR crea un nuovo veicolo, denominato Optics BidCo, con il quale riesce, dopo vari mesi, ad acquistare la quota NetCo di TIM e sommando la quota già posseduta da KKR, diventa il principale azionista. Dopo pochi mesi anche la quota ancora in mano a FastWeb viene ceduta a Optics BidCo, che a questo punto possiede il 100% della rete FiberCop.

Essendo FiberCop uno strumento molto importante per lo Stato Italiano, durante tutta la fase di trattativa il Governo del Bel Paese prenota il diritto a una quota dell'azionariato. Ciò fa anche comodo a KKR, che sì, è il maggior azionista, ma ha mani forti in Italia grazie alla partecipazione dello Stato.

A oggi, dopo un anno da quell'acquisizione, FiberCop S.p.A. è una public company controllata da Optics BidCo S.p.A., questa è a sua volta controllata da Optics HoldCo, che vede le partecipazioni al 37,8% di KKR, Azure Vista e CPPIB con il 17,5% ciascuno, il Governo Italiano al 16% e il fondo italiano F2i all'11,2%.

Insomma, TIM e Fastweb non possiedono più la rete da loro stessi creata ma continuano a sfruttarla in "affitto".

L'evoluzione societaria di OpenFiber

Evoluzione simile a quella di FiberCop ha avuto anche OpenFiber. Come abbiamo visto in precedenza, l'azienda è stata creata da ENEL, la quale sin da subito ha consentito un aumento di capitale che ha concesso a Cassa Depositi e Prestiti il 50% della società. Per anni si è proceduto con questo assetto, ma negli anni di vendita ed evoluzione, quindi nel 2021, ENEL firma la cessione della propria quota a Macquarie, che ha acquistato il 40% totale della società, e Cassa Depositi e Prestiti, che acquisisce un altro 10% totale della società.

Oggi la configurazione di OpenFiber è relativamente chiara: il 60% della società è in mano a Cassa Depositi e Prestiti e il 40% al fondo australiano Macquarie.

Anche in questo caso, come si nota, nessun operatore possiede quote della società.

La fusione tra OpenFiber e FiberCop

I principali operatori sulla rete sono quindi ad oggi OpenFiber e FiberCop, con le quote azionarie viste in precedenza. Si nota subito come nessun operatore che vende fibra è oggi in possesso della rete, la quale è svincolata e in mano a vari fondi, oltre che allo Stato Italiano (per mezzo di Cassa Depositi e Prestiti, oltre che direttamente).

Da anni si parla di una fusione tra OpenFiber e FiberCop, le quali hanno, per l'appunto, un'azionista comune: lo Stato Italiano. Nel contratto di vendita di NetCo (FiberCop) da TIM a KKR è anche previsto un bonus, del valore di qualche miliardo, qualora si arrivasse a questo traguardo. In caso di fusione KKR dovrebbe versare sul conto di TIM tale bonus.

Ci sono quindi interessi divergenti, con la Pubblica Amministrazione che avrebbe interesse a procedere con la fusione, così da accrescere la propria quota di controllo nella società nascente e con gli altri operatori che potrebbero avere interessi differenti. Si arriverà mai a un merge? Solo il futuro ce lo potrà dire. Quello che è certo, al momento, è che chi ha creato la rete ora non la possiede più e tutti gli operatori italiani devono pagare il noleggio per permettere ai propri utenti di navigare.

Aggiornato il 03 aprile 2025